martedì 9 gennaio 2018

IL CAVALLO DI TROIA

IL CAVALLO DI TROIA


Dinaweh


Quale fu lo stratagemma dell'astuto Ulisse, per por fine alla strenua resistenza dei Troiani, dopo una guerra durata ben dieci lunghi anni? 
L'inganno! 
Facendo leva sulle superstizioni e sulle paure inconsce di un popolo che si sentiva braccato e allo strenuo delle forze, egli, simbolo dell'astuzia e creatore sommo di artefizi, indusse gli stremati Troiani ad aprire le porte della fortificata e inespugnabile città davanti a ciò che ai loro occhi stupefatti appariva come un segno degli Dèi benevoli, una volta che le navi dei Greci avevano visto allontanarsi dalle coste della loro amata patria. Forse che ciò non stava a significare quindi la fine della lunga guerra e quello il simulacro di un dono del Cielo, apparso lì come a suggellare la bramata vittoria sull'esercito nemico?

Fu quello il primo esperimento nel creare quella che potremmo definire una "dissonanza cognitiva"? Dietro la parvenza di un beneficio si nasconde un maleficio. La guerra cessa, le navi spariscono e con esse gli accaniti assalitori. Appare improvvisamente, posto lì dall'astuto nemico col favore delle tenebre, un enorme cavallo di legno, portatore silente di un virus letale, poiché all'interno della sua pancia nascondeva in realtà quello stesso nemico che si credeva vinto e ripiegato dietro le linee del cessato assedio.
Fare leva sul mito, un mito buono, quale quello di far credere ad una benevolenza superiore che sorprende e si manifesta in quello stesso spazio che poco prima era stato il teatro di una lotta accanita e sanguinosa, viene interpretato come premio, come il segno della vittoria sul male! Tuttavia nonostante lo stupore e il timore per quell'enorme effigie considerata un dono soprannaturale, viene stabilito di farla entrare all'interno delle mura, a patto di rimandare ogni libagione e rito di ringraziamento al giorno successivo, in attesa della luce del sole. 
Ma la luce non fece in tempo a sopravvenire, prima che dalla pancia di quel carrarmato ante-litteram non uscissero i Greci con Ulisse armati di tutto punto, pronti a sorprendere l'ignaro nemico in casa propria e a incendiarne la città!

Quale migliore metafora della legge sui vaccini obbligatori di massa, vero e proprio "cavallo di Troia", come più volte ribadito anche durante le manifestazioni che hanno colorato le strade e le piazze di tante città italiane da Gianni Lannes, il quale, evidentemente, ben conosce il pensiero e la profetica affermazione di Rudolf Steiner, il fondatore dell'antroposofia, che già nel 1917, esattamente cento anni fa, aveva previsto una indicibile ri-programmazione sull'uomo e che scrisse:


Rudolf Steiner

   

"nel futuro si eliminerà l'anima 
per mezzo di farmaci. 
Con il pretesto di un punto di vista salutare, si troverà un vaccino mediante il quale 
l'organismo umano verrà trattato
quanto prima possibile,
eventualmente direttamente
alla nascita, in modo tale
che l'essere umano 
non possa sviluppare
il pensiero dell'esistenza
di anima e spirito.
Verrà affidato a medici materialisti
il compito di 
eliminare l'anima dall'umanità."

Rudolf Steiner

  

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