venerdì 25 novembre 2016

AMORE BUSSA


Si consiglia di ascoltare le parole che qui troverete con il sottofondo musicale magico e avvolgente di Ezio Bosso, amico e fratello delle stelle! Potrete farlo anche con un secondo audio poco prima dei versi che seguiranno al post

Dinaweh








AMORE BUSSA


Dinaweh


C'è un momento magico dentro ognuno di noi, in cui sembra proprio che un meccanismo fermo e inchiodato da millenni sia in grado, come d'incanto, di aprirsi a nuove esperienze, a nuove visioni estatiche. Tutto accade, quando è il tempo. Non esiste un tempo cronologico, esterno alla coscienza, bensì solo un tempo INTERIORE; potremmo definirlo un "nontempo nello spaziotempo", ove ogni attimo costruisce ciò che siamo. IO SONO con la consapevolezza di essere essente di per sé, da sempre, non da lungo tempo, ma sempre nell'istante presente ed eterno. E', quindi, di un tempo della coscienza che stiamo ragionando. Immaginate di essere talmente attratti dalla lettura di queste parole, da dimenticare chi siete e tutto il mondo fisico ed energetico a voi circostante... Non per questo non siete! Anzi, nell'attimo della gioia e dell'apprendimento, la coscienza è come se si espandesse per accogliere ed essere nutrita dalla vita, che in lei stessa pulsa, costante e il ritmo del vostro cuore batte ogni attimo, come un metronomo, la sinfonia che di volta in volta decidete di scrivere sullo spartito della vita. Essa  non vi appartiene, come non appartiene al musicista l'orchestra e il palcoscenico di cui fa parte, ma ne fate parte e quella sinfonia senza di voi avrebbe un altro suono. 
Quando entriamo così attentamente dentro la vita, tutta la vita ci risponde; essa ci appare come per la prima volta e ci riempie di grazie e doni. No, non di fuori; là fuori nulla esiste per noi che  non sia la manifestazione del nostro pensiero e del nostro livello di coscienza. Tutti abbiamo una coscienza, ma essa può rimanere silente e addormentata per eoni, se solo da dentro non viene sospinta dal moto dell'anima che la ridesta, che la sveglia e la scena di ciò che avviene di fuori non ne è che l'eco e il riflesso. Come l'acqua dello stagno non riproduce se stessa altro che nello specchio di ciò che di fuori davanti a lei si affaccia, così la coscienza crea e manifesta se stessa nella produzione di uno scenario apparentemente esterno, ma che come riflesso di sé, esprime il suo grado di elevatezza, di veglia o di sonno ancestrale.

Come può Amore bussare alla porta della coscienza, se questa esprime il proprio sonno nella dimensione ove dovrebbe espandersi e vibrare? Occorre un lungo e paziente lavoro che la vita offre su un piatto d'argento, se solo siamo capaci di ascoltarla. L'opera d'arte è già tutta conclusa dentro di noi, eppure non la vediamo. Michelangelo affermava proprio lo stesso concetto. Quando si recava alle cave di marmo di Carrara egli individuava il blocco di marmo dentro il quale già "vedeva" l'opera compiuta. Era solo necessario cesellare con pazienza e ostinazione quel blocco compatto e fiero con colpi di scalpello, carezze e strisciamenti...
Così accade nella nostra esistenza, quando siamo in grado di accollarci l'opera da completare, come fa il pittore sulla tela, il musicista con il suono, lo scultore sulla materia da plasmare... L'opera è già tutta conchiusa dentro e nulla può trasparire di fuori, se non sentiamo la vibrazione del cuore che palpita e che trasmette i segnali della mappa dell'anima. Essa sa. Qui, però, nella dimensione a noi consona, tutto non è così palese, mentre il significato delle cose rimane nascosto e celato alla vista, a noi appare l'illusione di una realtà che si presenta come riflesso appannato e spurio.
Amore sopraggiunge tuttavia, inaspettato e silenzioso, quando, dopo aver fatto un lavoro su di noi, dopo aver teso orecchie occhi e cuore, dopo esser stati forgiati dal fuoco irruento del crogiuolo e sferzati come canne dalla furia del vento, più non abbiamo nemmeno il ricordo di ciò che fummo, prima della prova! Subito ci coglie l'estasi, quella di aver compiuto e attraversato immuni anche se ammaccati il nostro lavoro. Le Guide infatti, senza che ce ne accorgiamo, con la loro assistenza invisibile, permettono il traghettamento dalla coscienza inferiore ad uno stato più elevato, ora meritato e compiuto nell'attimo dell'eternità espansa che si apre e si dona al cielo e alla terra abbracciati.
Silenzio e godimento... dopo la battaglia conclusa e vinta, dopo le perdite dei cari amici e dei cuori rimasti muti e ciechi al nostro cospetto, attendiamo, senza neppure saperlo, la Gioia che, inaspettatamente giunge, come soffio di alito di vento, come goccia che stilla di rugiada di fuori, dopo un temporale ottuso e scuro, la roccia e le foglie esauste eppur fedeli allo stelo che non ha ancora smesso di reggerle. Ed esse ancora e di nuovo si donano alla vista e al calore tiepido dei raggi del Sole e danzano vibrando, grate di esser state risparmiate dall'urlo impetuoso del vento e dallo scrosciare tumultuoso di pioggia.
Così siamo noi, quando il lavoro è giunto a compimento, come il Guerriero che depone l'armatura dopo la ruggente battaglia con le forze dell'oscuro... Assedi e imboscate interiori non lo hanno sconfitto, ma, vieppiù, avvicinato alla méta, assetato di quello stesso Amore di cui aveva ormai un flebile ricordo dentro e, fuori di lui, solo un esile eco...

Ma..., se non fossimo parte di quello stesso Tutto che ci avvolge e cura, non sarebbe bastata la nostra tenacia, la nostra forza e il nostro coraggio a salvarci... Eppure, immersi in quello stesso Amore del quale non sentivamo più nemmeno il tocco, da Lui siamo stati salvati e, come per incanto, si staglia la Luce, sempre più forte e consistente, non più diafana e fragile, ma densa e abbagliante. E ancora una volta, è tutto dentro, prima che fuori, dove non ne giunge che l'eco. 
Sì, ma questa volta quell'eco è possibile sentirlo anche da lontano e quella luce abbaglia e penetra anche la vista preclusa del non vedente. Non solo essa attraversa, ma pulsa ed entra nelle fibre e nelle ossa, cambiandone il movimento, invertendone il senso e la direzione, dal dolore al godimento.
Soltanto così, Amore può bussare alla nostra porta ed è solo allora che possiamo sentirlo e riceverlo con la Presenza e lo Stupore di un bambino ed entrare, finalmente, nel Regno.




COME SOFFIO




Come soffio
alitavi su di me
il tuo tiepido spiro
e d'improvviso impalpabile, svanivi...

Così, d'un tratto, m'incendi di nuovo

il cuore stanco e contrito
che d'inerzia palpitava di giorni bui e raggomitolati
serrato a se stesso 
- ansimava tuttavia -
senza accorgersi del cigolìo di lacrime
come da ghiaccio conchiuse e ritorte
dentro gli occhi arsi di solitudine e arresi...

Ora torni!

Non voglio illudermi - nello scorgere ancora 
il tuo nuovo travestimento - 
Troppo male la tua leggera Presenza al pensiero di perderti
la vita di dentro saresti in grado di fugare via per sempre,

AMORE!


Mezzanego (GE), 25 novembre 2016


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