martedì 16 agosto 2016

Il mio Regno è quello dell'Amore per me stesso


IL MIO REGNO
E' QUELLO DELL'AMORE
PER ME STESSO

Dinaweh



Serbo nel mio cuore tutti gli incontri, tutte le epifanie che ogni anima porta con sé, come sigillo e codice dell'Amore infinito che riproduce se stesso in ogni volto, in ogni storia, in tutte le vite che disegnano la trama della storia dell'umanità; avvolti e abbracciati al pianeta Terra che amorevolmente in ogni istante ci nutre e ci protegge, ben raramente riusciamo a fermarci per benedire e ringraziare ogni nostro respiro, ogni sguardo che dai nostri occhi fisici si diparte a incontrare lo sguardo degli altri, dei fratelli e delle sorelle che contribuiscono alla potenzialità della nostra stessa realizzazione. Ancor più raramente assecondiamo l'intuizione e l'istinto di osservarci, l'invito che la vita ci porge ad amarci, a rivolgere l'attenzione al nostro mondo interiore. Esso si rivelerebbe alla nostra vista interiore come un regno, ricco di creazioni latenti, che sono lì in silenzio ad aspettare la loro stessa realizzazione.
Ma cosa ci impedisce così spesso, a volte per un'esistenza intera, di coglierne la bellezza in ogni sua forma e riproduzione? Si tratta forse di una miopia o di una presbiopia esistenziale, a seconda del punto di vista dal quale poniamo il nostro sguardo, se sul mondo o su noi stessi? Forse si tratta proprio di questo! Spesso cerchiamo l'amore così lontano da noi stessi, da perdere completamente ogni riferimento e ogni contatto!

Come naufraghi ci arrovelliamo e sopravviviamo su mari procellosi, così lontani da casa... Come cercatori inguaribili sovente ci mettiamo in viaggio, lasciando il regno di cui dovremmo essere sovrani  e custodi premurosi in balìa di ladri, stupratori ed assassini... Quale viaggio, quale pellegrinaggio potrà mai offrire la soluzione al mendico di amore che si acquatta dentro di noi, se lasciamo il nostro Regno sguarnito di ogni difesa, se solo noi non vediamo i tesori che proprio lì vi si nascondono, mentre questo viene assalito e offeso da qualsiasi intruso vi si ponga in mezzo a farla da padrone!?

Naturalmente uso delle metafore per dare meglio consistenza e visibilità a qualcosa che rimane impalpabile al tatto e invisibile alla vista; eppure esiste la possibilità di rendere manifeste a noi stessi le tracce che lasciamo in eterico e che poi inesorabilmente si trasformano nei passi quotidiani e danno la direzione ai nostri pensieri e alle nostre azioni.

Nell'incontro con amici e amiche, compagni e compagne di viaggio, fratelli e sorelle di percorso, spesso il tema dell'amore che non arriva o che delude quando c'è, calca spesso la scena dei nostri dialoghi e diventa il leitmotiv di confronti serrati e appassionati, che spesso rivelano la pressoché totale incapacità nel   trovare una soluzione. Quanto più ci allontaniamo da noi stessi, ripudiando la corona regale che ci spetta di diritto come sovrani del nostro Regno, quanto più incappiamo in coazioni a ripetere che non ci conducono mai a casa, ma ci allontanano sempre di più dal nostro centro e quindi dall'incontro con l'Amore, così tanto agognato.  

Ma quale può essere il punto di  partenza per l'unico viaggio che valga davvero la pena percorrere, se non quello di considerare che la vita è relazione e che la prima, la più importante delle relazioni da sanare e da riconoscere è quella con i nostri genitori?
Come posso avere la considerazione del mondo, quella di chi mi sta attorno, se rifiuto di considerare quella relazione primigenia, da cui io stesso sono partito? Come posso andare verso il mondo e pretendere di essere riconosciuto e visto, se non amo, non nutro le mie radici? 

I nostri genitori, coloro i quali ci hanno trasmesso la vita, diventano la chiave attraverso la quale tutta la nostra vita di adulti può funzionare. Come posso pensare altrimenti di far parte della comunità umana se non riconosco e accetto e guarisco tutte le ferite causatemi dal rapporto a volte difficile, a volte estremo, a volte semplicemente castrante, che ho esperito con i miei genitori?

Divenendo adulti infatti, tendiamo a ricostruire nelle nostre relazioni l'ambiente emozionale della nostra storia familiare e i primi anni della nostra vita sono quelli che, nel bene e nel male, daranno il "la" a tutto il resto della nostra esistenza. 
Se la mia storia familiare è stata estremamente negativa, tenderò a ripercorrere quel modello in tutte le mie relazioni successive. Tenderò a ripetere gli stessi comportamenti che avevo con i miei genitori, con chiunque mi si presenti davanti e la cosa sarà ancor più sconvolgente col partner e con i figli che avrò durante il seguito della mia esperienza terrena. Tenderò a ripetere io stesso i medesimi comportamenti che i miei genitori avevano con me.
Allora potrò scoprire che siamo tutti vittime delle stesse vittime. Essi stessi sono stati vittime di un'educazione loro imposta e digerita malamente, che in ogni caso ha dato loro l'imprinting ad essere e a comportarsi in un certo modo, anche con noi, loro figli. 
Non possiamo liberarci finché non concederemo libertà e perdono ai nostri genitori. La mia liberazione passa attraverso di loro e anche la loro passa attraverso di me. Non esiste magia che possa tagliare il legame con i nostri genitori, anche quando essi lasciano questo piano di esistenza. Quel legame permane nella nostra vita per sempre. Non potremo nemmeno perdonare noi stessi, finché non avremo perdonato loro. Considerando loro stessi delle vittime, concluderemo che hanno fatto del loro meglio con noi, per ciò che a loro stessi fu concesso e permesso di fare. Una volta adulti, considereremo che anche loro hanno sbagliato, proprio come sbagliamo noi e, a quel punto, potremo chiedere loro perdono per tutte le volte che siamo stati noi la causa della loro sofferenza.


L'Amore come principio di Unificazione

Gesù aveva richiamato i suoi ad amare il prossimo come se stessi. Io credo sempre che questa frase così tanto abusata dai ministri del culto durante le loro omelie, quasi sempre vuote e asettiche, sia stata male tradotta, forse volutamente. In ogni caso sono convinto che l'accento da Gesù fosse stato posto prima di tutto verso l'amore per se stessi, sicché la frase andrebbe rovesciata e letta così: "ama te stesso come il tuo prossimo".
Perché dunque risulta così difficile amarsi? Perché viceversa, è così facile mendicare l'Amore?
Amare se stessi è la regola Aurea che da sola può portare alla liberazione del Sé, da cui ogni altro Amore è possibile! Senza questo amore, che non è egoismo, ma sacro rispetto del Dio interiore, ogni altro amore non è nella Verità e, prima o poi, è costretto a fallire e a rivelarsi per qualcos'altro che ha più a che fare con il limite e la separazione che con la pienezza e l'unità!

Amatevi dunque, come la testimonianza della Perfezione che alberga in voi dal principio, non importa se non ricordate ancora chi siete, ma fatelo in onore di quella Luce da cui proveniste! 
Amarsi significa entrare dentro tutti gli spazi bui per porvi la luce e riconoscere chi e dove siete!!! L'Amore per voi stessi vi darà piano piano la gioia di essere nella verità, senza più tradirvi, senza più accettare stupidi compromessi, siano questi i soldi, il sesso, le comodità, la carriera, una posizione sociale ragguardevole, il riconoscimento degli altri, solo perché siete una donna o un uomo di potere e di successo...
E soprattutto, concedetevi momenti di ascolto, di silenzio, di pace interiore e se la pace non vi appartiene ancora, entrate senza paura nel pozzo di rifiuti che avete permesso fosse il vostro infangato Regno. Nessun giudizio ostacoli la vostra ascesa, né verso voi stessi, né verso gli altri, che poi è la stessa cosa! 
Allora e soltanto allora si manifesterà l'Amore nella vostra vita anche all'esterno. In altro modo cercherete come mendicanti l'attenzione del primo uomo o della prima donna che pretenderà prima o poi da voi qualcosa in cambio, fino a deludervi e a lasciarvi col vuoto e la disperazione di chi sa di essersi ancora una volta tradito.

Soltanto allora potrete rivolgere il vostro sguardo d'amore verso l'esterno; soltanto allora riceverete, nel momento in cui sarete disposti a dare, a fare quello che molti Maestri indicano come il "primo passo" e che io preferisco definire come "il secondo passo". 
Il "primo" infatti l'avrete già fatto in casa vostra, avrete già onorato il vostro Regno e vi sarete finalmente 'da voi stessi' posti la corona sul capo, cosicché tutti vi riconosceranno Signori e Regine del vostro Regno interiore! Soltanto allora attirerete a voi un'altra testa coronata, sia Essa una Regina o un Re.


Fate il primo passo, amate.

Voglio concludere questa mia riflessione con la citazione di un bel passo tratto da un Maestro occidentale che aveva intrapreso i suoi primi passi di ricerca e di studio con i gruppi di Gurdjieff e poi con alcuni grandi maestri della filosofia induista, soprattutto con Swami Prajnanpad, presso il cui Ashram dimorò nove anni, Arnaud Desjardins:

Se volete che la vita vi dia, bisogna che osiate sempre fare il primo passo, anche se non avete ricevuto niente, anche se tutto è stato fallimento, frustrazione, privazione. Abbandonate l'atteggiamento prettamente infantile che consiste nel disperarsi, nel chiamare aiuto o nell'arrabbiarsi per non aver ricevuto a sufficienza. "Io darò". Dare cosa? Uno slancio interiore, un rovesciamento di ruolo. "Darò come se fossi ricco mentre non lo sono, darò come se avessi ricevuto mentre non ho ricevuto. Io darò amore". Potete sempre darne, di amore: all'albero, alle nuvole, al banchiere, all'idraulico. "Comincerò ad amare. E poiché la mia richiesta fondamentale è di ricevere amore, comincerò col dare amore". "Che cosa posso amare? Chi posso amare?". Se potete amare Dio, se potete amare Gesù Cristo, buon per voi! La religione non sempre è nevrotica e infantile, contrariamente a quel che affermano Sartre, Freud e gli altri suoi detrattori. Se amate Dio come Ramdas ha amato il dio Rama, per voi il mondo intero può cambiare. Ma non dovete scoraggiarvi anche se non sentite questo intenso sentimento religioso, di cui Ramdas per molti di noi, anche europei, è veramente stato un magnifico esempio del XX secolo. Questo atteggiamento di amore potete averlo ugualmente. Fate il primo passo. Amate. Impegnatevi. Prima o poi la legge giocherà il suo ruolo e la vita darà, e vi darà anche amore. Ci sarà gente che si avvicinerà a voi, forse anche il partner che desiderate per formare una coppia. Questo cambio di atteggiamento è possibile.  Cominciate dalle cose semplici: cominciate ad amare la tartina imburrata che mangiate a colazione, la vasca da bagno che vi permette di fare il bagno e il rubinetto che vi permette di avere l'acqua calda al punto giusto. Amate l'abito che vi tiene al caldo. Amate il paesaggio che vi circonda. amate coloro che per voi non sono niente, la persona seduta davanti a voi in autobus o in metropolitana. Fate il primo passo non più verso una persona in particolare, ma verso la vita in generale. Se avete fede potete spostare le montagne. Se credete a quel che vi sto dicendo e provate, vi posso assicurare che la legge agirà a livello universale, e che riceverete. Dovete solamente essere pazienti. Il bambino interiore è molto impaziente, vuole tutto, tutto e subito. Non scoraggiatevi. Trasformate la vostra vita, raggiungete davvero l'equilibrio, l'espansione, l'armonia, la pienezza e la capacità di vivere nell'amore non è un'impresa da poco. Siate perseveranti. Chi sarà stato perseverante fino alla fine, riceverà la corona del vincitore. Perseverate con grande fede. La fede è una certezza, la certezza delle cose invisibili a occhi ordinari e, se avrete fede nella legge di attrazione, essa lavorerà a vostro vantaggio.

Arnaud Desjardins, La via del cuore, Ubaldini editore, Roma, 2001, pp. 81-82.





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